RESPONSABILITA’

RESPONSABILITA’

RESPONSABILITA’

Il concetto di responsabilità è molto importante in qualsiasi percorso che preveda un obiettivo (miglioramento personale, progetti aziendali, cambiamento, psicoterapia, ecc). In tali contesti cerchiamo di focalizzare la nostra attenzione e le nostre energie solo su quelle variabili su cui abbiamo direttamente possibilità di intervento ….. stoicismo e cinismo

Ovviamente, dopo aver focalizzato quali sono le nostre responsabilità dirette all’interno di un obiettivo, il lavoro di miglioramento può essere svolto in modo da ampliare le nostre capacità e di acquisire abilità nell’influenzare il contesto in modo da favorire (anche se non determinare) il raggiungimento del nostro obiettivo.

3 ambiti di responsabilità:

  1. Responsabilità diretta: ambiti su cui possiamo direttamente intervenire con competenza e pertinenza.
  2. Responsabilità indiretta: ambiti in cui non siamo i diretti esecutori delle azioni, ma che possiamo influenzare.
  3. Responsabilità assente: ambiti che non possiamo cambiare e su cui non abbiamo possibilità di influenzamento.

Le nostre aree di responsabilità negli obiettivi:

Molti obiettivi sono complessi, cioè, costituiti da più aspetti e variabili. Quanto più complesso è un obiettivo, tanto più è necessario che sia definito all’interno di un progetto in cui tutti gli aspetti e variabili verranno presi in considerazione e pianificati. Si potrà quindi definire un progetto che abbia un obiettivo generale, con un percorso a tappe che permetta di raggiungere tutte le sue declinazioni …. Questa operazione risulta, però, difficile per un’azienda, figuriamoci per una persona sola alla ricerca del miglioramento personale. Qui inserisco un passaggio di un Uomo di valore per descrivere meglio le Responsabilità indirette, quelle dove possiamo influenzare con la Leadership Responsabile:

“Noi sovente siamo la strada brutta. Attraverso la disciplina, la professionalità,

la coerenza diamo il massimo, in primis a noi stessi.

Viviamo dunque un basico concetto di strategia militare: la strada brutta è bella perché è brutta;

la strada bella è brutta perché è bella.

In ogni contesto, sulla strada bella sei la visibile prevedibilità,

su quella brutta sei la devastante sorpresa.

C’è chi lo capisce e chi no.

Il resto sono solo chiacchiere”

Ermanno Rubini Growler

È andando a specificare ed analizzare il singolo progetto o obiettivo che ci possiamo render conto di un aspetto fondamentale: non tutto dipende da noi. È importante, quindi, individuare all’interno delle nostre ambizioni, quegli obiettivi che sono di nostra diretta responsabilità.

Obiettivi e desideri

Solitamente in un desiderio il piano per raggiungerlo deve essere astratto (meglio anche se proprio inesistente), mentre l’obiettivo per essere raggiungibile deve essere più concreto e avere una progettazione più definita, per progettare bisogna misurare e per misurare è necessario avere capacità e competenze o se volete gli strumenti adatti nella cassetta degli attrezzi per costruire, modificare e riparare.

Raggiungere un obiettivo complesso: la responsabilità (non) è solo mia

50000 anni addietro la natura era la più concreta minaccia per la vita di un uomo. Singolarmente poteva gestire le sue responsabilità dirette con il risultato inevitabile di soccombere forse un po’ dopo ma la complessità della sopravvivenza gli fece cercare un metodo per difendersi meglio, abbandonare l’individualismo ed unire i valori all’interno di un “recinto magico” : il gruppo, il branco copiando ciò che naturalmente facevano altri animali (Ogni manuale organizzativo parte dalla analisi di vita aggregata, suddivisioni di responsabilità, ruoli specifici, gerarchie o “organigrammi” dei lupi).

Nasceva un metodo di sopravvivenza, oggi un metodo di lavoro: LA SQUADRA

  • Chi fa cosa
  • Fiducia
  • Responsabilità

I 2 rischi da mancata definizione della responsabilità negli obiettivi

  • Non raggiungere l’obiettivo e darsene la colpa. Se l’obiettivo non dipende da noi, probabilmente non lo raggiungeremo. Più noi ci poniamo obiettivi che non dipendono direttamente da noi, o solo da noi, più è facile che questi obiettivi non vengano raggiunti. E dato che chi vuole migliorare è un criticone, prima di tutto per sé stesso – abbiamo una sorta di vocina interna che ci segnala tutte le nostre difficoltà i nostri problemi su cui poi vogliamo intervenire – sarà più facile che la motivazione cali e che il giudizio che avremo su noi stessi sia negativo. Se quella vocina è egocentrica probabilmente cercheremo alibi e accuseremo altri per il non raggiungimento degli obiettivi o troveremo il colpevole, il “brutto & cattivo” all’esterno di noi stessi.
  • Raggiungere l’obiettivo e autoconvincersi che sia tutto merito nostro; ci potremmo convincere di esserne noi gli unici artefici: di aver mosso la relazione o il contesto affinché poi tutto avvenisse secondo le nostre idee. Questo significherebbe non render merito ad altri oppure non rendersi consapevoli che questa volta è andata bene, ma restano ancora delle aree di miglioramento o, ancora, illudersi di essere competenti in qualche settore per poi prendere una sonora batosta in una simile occasione futura.

Simon Sinek Lezione numero 3 per il successo:

Prendetevi cura l’uno dell’altro. I SEAL della Marina degli Stati Uniti sono forse i guerrieri più elitari del mondo e a uno di loro è stato chiesto chi riesce a superare il processo di selezione; chi è in grado di diventare un SEAL’S? E la sua risposta è stata: non posso dirti il tipo di persona che diventa un SEAL’S; Non posso dirti il tipo di persona che supera il BUD Basic Underwater Demolition training camp, ma posso dirti il tipo di persone che non diventano SEAL’S. I ragazzi che si presentano con enormi muscoli tatuati che vogliono dimostrare al mondo quanto sono duri; nessuno di loro ce la fa. Il leader che si pavoneggia del suo ruolo a cui piace delegare tutte le proprie responsabilità e non fare mai nulla da solo; nessuno di loro ce la fa. Il Capo che crede di poter fare tutto lui e comandare; nessuno di loro ce la fa. Alcuni ragazzi che se la passano peggio, che affrontano difficoltà, che sono magri e smunti, che vedi tremare di paura; quelli ce la fanno. Tutti i ragazzi che ce la fanno sono quelli che quando si ritrovano fisicamente esausti, emotivamente esausti, quando non hanno più niente da dare fisicamente o emotivamente; in qualche modo, sono in grado di trovare l’energia per scavare nel profondo di se stessi e aiutare il ragazzo accanto a loro. Diventare NAVY SEAL’S, un guerriero d’élite, non significa essere duro e tosto, non significa essere più intelligente, non si tratta di quanto sei veloce; se vuoi essere un guerriero d’élite è meglio che diventi davvero bravo ad aiutare la persona alla tua sinistra e aiutare la persona alla tua destra perché è così che le persone avanzano nel mondo, il mondo è troppo pericoloso, nel mondo è troppo difficile per te pensare di poter fare queste cose da solo. Chiedi aiuto, sii umile, e quando accetterai l’aiuto che ti viene offerto, scoprirai che ci sono persone intorno a te che hanno sempre voluto aiutarti semplicemente non pensavano che tu ne avessi bisogno perché continuavi a fingere di avere tutto sotto controllo. Nel momento in cui ti dici, non so cosa sto facendo, sono bloccato, ho paura, non penso di poterlo fare; scoprirai che molte persone che ti amano si precipiteranno e si prenderanno cura di te, ma ciò accadrà solo se prima imparerai a prenderti cura di loro.

…. E forse scoprirai che i brutti sono belli e insieme si diventa bellissimi

Dedicato ad una Donna e un Uomo che mi fanno crescere Pilar ed Ermanno

Marzio

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