Aristotele : Etica Nicomachea – LIBRO III
“Giacché, dunque , la virtù ha a che vedere sia con PASSIONI sia con AZIONI, e giacché per le passioni e le AZIONI VOLONTARIE ci sono la lode e il biasimo, mentre per le INVOLONTARIE c’è il perdono, e talora la pietà, definire il volontario e l’involontario è indubbiamente necessario per coloro che studiano la virtù, e utile anche anche ai legislatori per stabilire le ricompense onorifiche e le punizioni.”
- INVOLONTARI sono gli atti compiuti per FORZA o per IGNORANZA. Forzato è l’atto il cui principio è «esterno» e chi «agisce», ovvero subisce, non concorre.
- VOLONTARI sono gli atti compiuti e fatti oggetto di SCELTA in un momento determinato i cui «fini» dipendono dalle circostanze.
Ciò che si compie per «IGNORANZA» è tutto non volontario, ma è involontario quando provoca dispiacere e rincrescimento.
«l’uomo che ha fatto una cosa qualsiasi per ignoranza, senza provare alcun disagio per la sua azione, non ha agito volontariamente , in quanto, almeno, non sapeva quello che faceva, ma neppure involontariamente In quanto, almeno, non prova dispiacere»
Vi è d’altra parte una differenza tra agire per IGNORANZA ed agire IGNORANDO. «chi è ubriaco o adirato non si ritiene che agisca per ignoranza ma per ubriachezza o per ira, tuttavia senza sapere ciò che fa, ma ignorandolo». Il termine «involontario» non vuole essere usato nel caso in cui uno ignora ciò che gli conviene : Infatti l’ignoranza nella scelta non è causa dell’involontarietà dell’atto, ma della sua gravità.
Volontarietà e involontarietà devono essere determinate in riferimento al «momento» in cui si agisce e con considerazione di importanti elementi :
- «chi è che agisce»
- «che cosa fa»
- «qual è l’oggetto dell’azione»
- «con quale mezzo»
LA SCELTA
Scegliere è intimamente connesso all’agire «volontario» e dunque alla virtù, alla passione e alla MOTIVAZIONE, al proprio WHY? Sostenere la scelta indicandola quale desiderio, impulso, volontà o semplice opinione non appare giusta direzione o quantomeno troppo orientata al «DOMINIO EMOTIVO» dell’Uomo.
La SCELTA non è comune agli esseri irrazionali, mentre desiderio e impulsività si.
- Il DESIDERIO ha per oggetto il piacevole ed il doloroso.
- LA SCELTA non ha per oggetto né il doloroso né il piacevole.
Di qui la scelta ha necessità di essere intesa come insieme dei «mezzi» attraverso i quali realizzare un fine, e a tal proposito si dice che la «VOLONTA’» ha come oggetto uno scopo, un obiettivo MISURABILE – CONCRETO – PERSONALIZZATO.
«NOI VOGLIAMO ESSERE FELICI E APPUNTO DICIAMO CHE LO VOGLIAMO» E’ stonato dire «noi scegliamo» di essere felici, e ciò perché LA SCELTA riguarda solo le cose che dipendono da noi : OBIETTIVO DI PERFORMANCE.
A ben vedere i padri fondatori della analisi della performance, possono essere considerati gli Stoici. Lo stoicismo è una corrente filosofica e spirituale di impronta razionale e panteista, fondata intorno al 300 a. C. ad Atene da Zenone di Cizio, con un forte orientamento etico. Gli stoici sostennero le virtù dell’autocontrollo e del distacco dalle cose terrene, portate all’estremo nell’ideale dell’atarassia, come mezzi per raggiungere l’integrità morale e intellettuale. Nell’ideale stoico è il dominio sulle passioni o apatìa che permette allo spirito il raggiungimento della saggezza. Riuscire è un compito individuale, e scaturisce dalla capacità del saggio di disfarsi delle idee e dei condizionamenti che la società in cui vive gli ha impresso……..un Ribelle !!!!