8 cose che ho imparato sulla leadership

8 cose che ho imparato sulla leadership

8 cose che ho imparato sulla leadership

Se vi guardate intorno vi accorgerete che in giro ci sono molti più capi che leader. Certo, non è mai troppo tardi per diventare un leader. Io ci ho creduto, ci ho lavorato e qualche risultato l’ho ottenuto.

#1 Non è mai troppo presto per essere un leader.

Non bisogna aspettare di avere un ruolo di responsabilità, risorse da gestire, stagisti a cui far fare le fotocopie. Si può e si deve essere leader fin dal primo giorno di lavoro, indipendentemente dal ruolo che si ricopre. E non per fare carriera né per compiacere il capo o l’azienda. Ma perché lavorare da leader è molto più facile. E decisamente più piacevole. Cosa vuol dire oggi essere leader? Tutto ciò che so in materia l’ho imparato dai miei errori e da un serie di incontri fatti nei luoghi e nelle situazioni più diverse.

#2 Il Leader è gentile.

Giovanni aveva 13 anni, giocava pilone ed arrivava da una di quelle famiglie numerose dove il capostipite era un imprenditore “self made man”. Giovanni era il penultimo di 8 fratelli e giocava a rugby. Quando arrivava al campo, Giovanni non dimostrava i suoi 13 anni ma diversi di più e non certo perché fisicamente era “nato” uomo di prima linea. Lui arrivava sempre 10′ prima dell’inizio allenamento, spronava sempre tutti in maniera gentile a rispettare la presenza di un allenatore che dedicava a noi il suo tempo libero, facendoci trovare puntuali. Giovanni era l’ultimo che usciva dallo spogliatoio perché voleva sincerarsi che il lavoro della Regina e di Fratel Fiocchi non fosse troppo oneroso nel pulirlo perché lasciato pieno di fango o di sporcizia non gettata nei bidoni dei rifiuti. Giovanni era il nostro Capitano e quando sbagliavi ti arrivava una sua manata sulla spalla in rinforzo alle sue parole : la prossima volta farai meglio, dai andiamo avanti!!!! La strada della gentilezza, la più grande dimostrazione di forza che esista. Nel mio caso di Giovanni consisteva nel rispondere al «non si può fare» con un sorriso (sincero!) e un altrettanto sincero: «Proviamoci, se non funziona torniamo indietro». La gentilezza è la prima caratteristica di un leader perché dimostra che ha ben chiaro il suo obiettivo, che non è farsi rispettare o dimostrare di esser capace, ma portare il team a ottenere il risultato migliore (non necessariamente per la via che aveva preventivato).

#3 Il Leader fa sentire al sicuro gli altri.

Una terza cosa sulla leadership l’ho imparata in campo, studiando e analizzando i risultati di alcune ricerche che hanno offerto dei comuni denominatori. Gli studiosi hanno analizzato sia la composizione dei gruppi sia le regole di funzionamento. Ma niente, nessun risultato. Tra i gruppi efficaci c’erano sia quelli totalmente anarchici sia quelli rigidamente moderati e organizzati. Per uscirne, hanno formato loro stessi dei gruppi, li hanno osservati al opera e finalmente la formula magica si è svelata. Nei T.E.A.M. più efficaci, c’era una costante: ciascun componente del gruppo si sentiva libero di dire la propria idea o i propri dubbi senza paura di essere umiliato, senza paura di essere colpevolizzato, senza essere terrorizzato dall’errore. Così ho capito che un buon leader, un buon Coach, un buon Allenatore e un buon Educatore offrono a tutti le stesse opportunità di esprimersi. Lascia intendere che le idee di ciascuno sono fondamentali. Prende in considerazione ogni intervento, senza smorfie, risolini, commenti. In sintesi, fa sentire al sicuro tutti i componenti del gruppo.

#4 Il Leader sa resettarsi in continuazione.

Una quarta cosa sulla leadership l’ho capita in questo ultimo anno di esperienza lavorativa nel contesto Organizzativo dove la parola d’ordine è “rivoluzione digitale”. Che in soldoni significa: fare più cose di prima, nello stesso tempo, con lo stesso stipendio e tenendo alta la qualità. Un’equazione apparentemente impossibile. Quando mi sono accorto che la qualità del mio lavoro, ascoltare le Persone, sostenerle e coordinarle (e della mia vita) erano in serio pericolo, ho capito che dovevo rimettere in discussione tutto ciò che facevo e come lo facevo. Dovevo ripensare completamente il mio modo di lavorare per farci stare più cose nella stessa quantità di tempo.Insomma, ho smesso di ragionare per aggiunta e ho iniziato a resettare. Quelli che stanno ancora studiando da leader, invece, sono soliti appellarsi al totem della qualità, procedure, standard, IDEF.0 : «Ma facendo tutte queste cose non è possibile tenere la stessa qualità di prima». Al che io rispondo: «Forse devi rivedere anche il tuo concetto di qualità».

#5 Il Leader sa chiedere aiuto.

Ascoltando il mio ultimo C.E.O. durante i routinari meeting del mattino, auto-celebrazione del Re Sole, mi sono ricordato di tutte le volte in cui pure io ho scambiato la responsabilità con l’onnipotenza. E ho pensato che chiedere aiuto significasse barattare un pezzettino della mia leadership. Invece è vero il contrario. Il punto è che si è leader non perché si è i più bravi, i più efficienti e neppure i più competenti. Si è leader perché si riesce a tirar fuori il meglio da tutti. L’umiltà non è mancanza di sicurezza in se stessi, o mancanza di autostima. È riconoscere che non si sa tutto, ma che si può serenamente continuare ad imparare. Da tutti.

#6 Il Leader non ha paura di sbagliare.

Saper dire “Ho sbagliato” è una delle doti più importanti del leader. Ammetti i tuoi errori. Non sperare che nessuno se ne accorga. Anzi, spiega perché hai sbagliato e correggiti pubblicamente. Viviamo in una casa di vetro. L’onestà e la trasparenza vincono sempre. Il perfezionismo e la precisione sono valori importanti. Ma un leader non deve perdere di vista la sua vera meta per inseguire la chimera della propria perfezione.

#7 Il Leader osa.

Da un leader ci si aspetta il coraggio di provare. Anche a costo di sbagliare. In questo periodo di turbolento cambiamento del mercato e del business, una delle competenze fondamentali che le aziende ricercano è la creatività. I leader di ogni livello devono saper inventare soluzioni nuove, rompere gli schemi, sfidare lo status quo. Ma non solo: devono anche guidare i loro collaboratori a fare lo stesso. Tutta l’organizzazione deve abituarsi a essere più creativa per reagire in modo rapido e originale al mutare del mercato. Il leader creativo deve anche essere uno che ha il coraggio di cambiare, e deve saper trasmettere coraggio e attitudine al cambiamento creativo ai suoi collaboratori.

#8 Il Leader sviluppa altri Leader.

L’ultima cosa che ho capito è che un vero leader si circonda di leader. Meglio: aiuta i suoi collaboratori a diventarlo. In che modo? Abbandona il suo narcisismo uscendo dalla sua galassia dove il sistema planetario ruota attorno alla sua magnificenza. Scopre nuove stelle compiacendosi di non brillare esclusivamente di luce propria.

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