LE DUE MONTAGNE

LE DUE MONTAGNE

LE DUE MONTAGNE

La nostra cultura individualistica infiamma l’ego e intorpidisce lo spirito. Il fallimento ci insegna chi siamo.

Molte delle persone che ammiro conducono vite che hanno la forma a due montagne. Hanno finito la scuola, hanno iniziato la loro carriera, hanno costruito una famiglia e hanno scalato quella vetta della montagna che pensavano di dover scalare – diventerò un imprenditore, un medico, un poliziotto. Hanno fatto le cose che la società ci incoraggia a fare, avere successo, comprare una casa, crescere una famiglia, inseguire la felicità. Le persone sulla prima montagna dedicano molto tempo alla gestione della reputazione. Costantemente si chiedono: cosa pensano le persone di me? Sono salito sul podio più alto? Stanno cercando di vincere le vittorie di cui gode l’ego. Viviamo anni fortemente scanditi nel loro trascorrere dalla nostra cultura individualistica e meritocratica. Le persone attivano comportamenti ed azioni con un preciso presupposto: posso rendermi felice. Se raggiungo l’eccellenza, se perdo più peso, se appaio, se ho una quantità strabiliante di “mi piace” o di “amici virtuali”, sarò felice!

Ma nelle vite delle persone che veramente ammiro e che rappresentano per me dei modelli ed esempi positivi è successo qualcosa che ha interrotto l’esistenza lineare che avevano immaginato per sé stessi. È successo qualcosa che ha evidenziato il problema del vivere secondo valori individualistici e meritocratici. Alcuni di loro hanno raggiunto il successo e lo hanno trovato insoddisfacente. Pensavano che ci doveva essere dell’altro per la vita, qualche scopo più alto. Altri hanno fallito, hanno perso il lavoro o sono finiti sotto la luce negativa dello scandalo. Altri sono stati colpiti duramente da qualche cosa che non faceva parte del piano originale. Hanno affrontato il drago della malattia, hanno perso improvvisamente gli affetti più cari e intimi. Questi duri colpi ricevuti dalla vita hanno fatto sembrare le vittorie che li hanno portati sulla vetta della prima montagna, non così importanti. La vita ad un tratto, improvvisamente li aveva gettati dalla vetta a valle con la velocità e ferocia di una slavina che tutto azzera. Alcune persone vengono frantumate da questo tipo di dolore, cadute. Sembrano diventare più piccoli e spaventati, incapaci di riprendersi. Si arrabbiano, sono invasi dal risentimento siano a divenire persino tribali nelle loro manifestazioni.

Altre persone al contrario sembrano migliorare, la sofferenza ribalta i normali schemi di vita e ricorda loro di non essere ciò che pensavano di essere. Lo scantinato della nostra anima è molto più profondo di quanto pensiamo. Alcune persone guardano nelle profondità nascoste di sé stesse e si rendono conto che il successo non riempie certi spazi. Si rendono conto di quanto sono in realtà fortunate, sono cadute a fondo valle ma la salute è ok. Non sono distrutti, spezzati, sono piegati e la forza di rialzarsi li trascinerà in una avventura che li lascerà trasformati. Si rendono conto che mentre il nostro sistema educativo, sociale e culturale generalmente ci preparano per scalare questa o quella montagna, la nostra vita è in realtà definita da come utilizziamo il nostro momento di maggiore avversità.

Quindi, come avviene il rinnovamento morale o valoriale? Come ci spostiamo da una vita basata su valori sbagliati a una vita basata su quelli migliori? Per prima cosa, ci deve essere un periodo di solitudine, una sorte di cammino nel deserto, all’inferno con il diavolo mi a sussurrarti all’orecchio: “tu non sei abbastanza forte da affrontare la tempesta.” dove può verificarsi l’autoriflessione che ti porterà a rispondergli sussurrandogli di rimando al suo orecchio: – “Io sono la tempesta.” 

Cosa succede dove non c’è pubblico, niente che si possa ottenere? Cosa succede se venissimo lasciati soli nella giungla, nel deserto o all’inferno seppur con i nostri talenti ma colpiti dalla paura? Si sbriciola. L’ego si dissolve! Senza la sua voce siamo in grado di parlare realmente a noi stessi.

Nelle profondità ci sono la violenza e il terrore amplificati dalla solitudine. Nel deserto il desiderio di stima viene spogliato e si rendono visibili i desideri più grandi: i desideri della mente che sente, le emozioni, il desiderio di vivere in una relazione di armonia con gli altri, il desiderio di avere un vero scopo nel breve passaggio terreno che ci è concesso. Quando le persone vengono portate a valle dagli eventi della vita, sono più sensibili alle pene e alle gioie del mondo. Si rendono conto: Oh, quella prima montagna non era la mia montagna. Sono pronto per un viaggio più grande. Alcune persone cambiano radicalmente la propria vita con l’essere travolti dalla slavina, la maggior parte delle persone che resilienti si rialzano dalla battuta di arresto mantengono molte delle loro abitudini, conducono la loro vita ma saranno vite diverse. Non saranno vite concentrate sul sé ma vite orientate alla relazione, vite orientate a trasferire energia, vite con la gioia di vedere gli altri brillare.

Se la prima montagna riguarda la costruzione dell’ego e la definizione del sé, la seconda montagna riguarda il silenzio dell’ego e la perdita di centralità del sé. La prima montagna è acquisizione mentre la seconda montagna è condivisione. Sulla prima montagna si celebra la libertà personale, l’individualismo La libertà non è un oceano in cui vogliamo nuotare; è un fiume che vogliamo attraversare in modo da giungere sulla riva opposta. Le persone sulla seconda montagna si stanno impegnando non per sé stessi ma per gli altri, per una causa, uno scopo che coinvolga gli altri. Sono riconoscibili le persone della prima e della seconda montagna. Le prime hanno una fedeltà totale per sé stesse; le seconde hanno una assoluta fedeltà in un impegno. In alcune organizzazioni, le persone sono lì per servire i loro interessi personali individuali – portare a casa uno stipendio, un ruolo, un titolo. Ma altre organizzazioni richiedono di darsi ad una causa condivisa e quindi di cambiare la propria identità. La verità è che i 60 anni di una cultura super-individuale, di affannose scalate alla prima montagna, hanno indebolito i legami tra le Persone. Hanno dissolto culture valoriali che erano argine e diga ad un irrefrenabile spinta alla vetta della prima montagna (trasformate la montagna in piramide e al vertice troverete, pensando a quella disegnata da Maslow, la necessità psicologica di soddisfare il bisogno di potere, controllo sugli altri).

Quando sei sulla seconda montagna, ti rendi conto che puntiamo troppo in basso se l’obiettivo è la vetta della prima montagna. Ci sfidiamo per avvicinarci a una piccola lampada solare, ma se vivessimo in modo diverso, potremmo sentire il bagliore del vero sole. Sulla seconda montagna comprendi che la felicità è buona, ma la gioia è migliore.

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