SPORT ED ETNIA

SPORT ED ETNIA

SPORT ED ETNIA

Guardando le olimpiadi, molti di noi si sono senz’altro chiesti perché quasi tutti i più forti corridori sulle lunghe distanze siano originari dell’Africa orientale, i più forti sprinter sui 100 e 200 e metri originari dell’Africa occidentale e i nuotatori quasi esclusivamente bianchi. Guardando ai recentissimi Mondiali di Calcio in Russia e la vittoria di una Francia più che multietnica contro una Croazia “caucasica” bianca l’ignoranza ha conquistato sui social un ben triste primato e oscar grazie ad una moltitudine di tifosi, probabilmente frustrati dal non sentirsi rappresentati da una nazionale che sul campo non ha conquistato l’accesso a questa competizione Mondiale o che prematuramente ha dovuto fare le valige e tornarsene a casa.

Nello sport sembrano quindi esserci differenze reali nelle diverse capacità atletiche strettamente legate all’appartenenza etnica. Si tratta sicuramente di una questione difficile da trattare e con poche certezze tuttavia qualcosa si può dire.

Importantissima e doverosa precisazione: questo scritto è solamente una riflessione che prende spunto ed è sintesi di una summa delle opinioni di scienziati e sociologi sulle differenze tra i vari atleti, prende distanza, fermamente, dal concetto di razza e ancora di più da quella buffonata che è il razzismo.

Negli anni ’30 la maggior parte dei giocatori di basket era di origine ebraica e già all’epoca si sosteneva che gli ebrei fossero maggiormente predisposti al basket per il maggior equilibrio, la maggiore velocità, la vista migliore e la loro “scaltrezza”. Ricordiamo inoltre che nella prima metà del ventesimo secolo le città statunitensi accolsero un’imponente ondata di emigrati ebrei. I tempi sono cambiati velocemente e oggi addirittura il 75% dei giocatori dell’NBA è costituito da afroamericani. Come per gli ebrei negli anni ’30, anche nel 2018, sport come la boxe, il football e il basket rappresentano un via d’uscita da condizioni sociali precarie. Purtroppo negli U.S.A il numero di neri che vive sotto la soglia di povertà è molto maggiore di quello dei bianchi. Queste persone hanno inoltre un più difficile accesso a strutture come le piscine, o a sport considerati per “ricchi” quali golf, polo o sci, categorie “dominate” dai bianchi.

Approfondiamo un altro fattore: non sono i neri o i bianchi in generale ad emergere nelle discipline sportive, molto spesso si tratta di gruppi etnici ancora più ristretti. Nella maratona e nella corsa sulle lunghe distanze, per esempio, non sono tanto gli Africani orientali a emergere, ed anche dire i Keniani sarebbe troppo lato; è più corretto parlare di persone che provengono da una piccola regione della Rift Valley, denominata Nandi, e da una tribù in particolare, di 4,4 milioni di persone (il Kenya ne ha oltre 40) chiamata Kalenjin. Venendo alla questione dei primatisti nei 100 metri piani, si può fare un’analisi simile. Nei 100 metri non sono tanto gli afroamericani ad emergere, quanto i Giamaicani: in Giamaica, guarda caso, la corsa sulle brevi distanze è uno degli sport nazionali. Un po’ come il calcio da noi.

https://www.linkiesta.it/it/article/2015/04/25/perche-i-keniani-corrono-cosi-forte/25641/

Sembra evidente quindi, basandoci su questi argomenti, che l’origine sociale e l’ambiente culturale in cui si vive, così come la necessità ed il tentativo di riscatto nello sport, siano alla base dei diversi risultati sportivi delle varie etnie.

Un altro importante fattore, che viene considerato più frequentemente, è che tra le popolazioni nere e quelle bianche vi sia una diversità nelle caratteristiche fisiche, riconducibile a una diversità nel patrimonio genetico. Una delle teorie più diffuse nel mondo sostiene che durante gli anni della schiavitù le deportazioni abbiano selezionato gruppi di individui più forti e resistenti alle malattie, e che questo abbia dato origine alle differenze fisiche e sportive.  In realtà questa teoria è assurda: i geni della resistenza alle malattie che potrebbero essere stati selezionati durante le deportazioni (che dal punto di vista strettamente biologico-genetico sono durate un tempo eccezionalmente breve, appena 4 o 5 generazioni) non sembrano avere nulla a che fare con quelli che danno la forza esplosiva nelle gambe o che hanno a che fare con la velocità. Altre ricerche hanno avanzato un’altra possibilità: la diversa composizione delle fibre muscolari tra le popolazioni dell’Africa occidentale rispetto a quelle del resto del mondo.

  • Africa occidentale : ci sarebbe una maggior percentuale di fibre muscolari a contrazione veloce, o fibre bianche, uno dei due tipi principali di fibra muscolare. Le fibre bianche si contraggono rapidamente, ma sono poco resistenti alla fatica, al contrario invece delle fibre rosse (quelle più sollecitate da un maratoneta). Questi muscoli sarebbero quindi più utili nelle gare di velocità ma svantaggiati in quelle di resistenza.
  • Africa orientale : più enzimi produttori di energia nei muscoli, un processo di ossigenazione del sangue più efficiente, una maggior percentuale di fibre rosse nei muscoli, gambe più lunghe e una maggiore capacità polmonare. Tutte caratteristiche che permettono di raggiungere alti livelli nelle maratone.

Allo stesso modo i bianchi avrebbero un vantaggio nel nuoto grazie alla loro minore densità ossea e alla maggiore quantità di tessuto adiposo, che permette loro di galleggiare meglio.

La Federazione Italiana gioco calcio ha elaborato questo quadro sinottico relativo ai requisiti del calciatore moderno:

  • Bagaglio Tecnico Completo in grado di essere applicato con Buona Velocità Esecutiva
  • Velocità di Pensiero Tattico (Fase Elaborativa) e Agire Tattico (Fase Esecutiva)
  • Buone Capacità di Tecnica Applicata (Tattica Individuale) in particolare:
  • saltare l’avversario tramite finte e dribbling;
  • inventare giocate imprevedibili tramite passaggi filtranti;
  • concludere a rete con efficacia;
  • effettuare passaggi lunghi e precisi;
  • marcare l’avversario in più zone difensive;
  • coprire e proteggere il pallone in tutte le zone del campo;
  • contrastare con efficacia l’azione avversaria;
  • esprimere un buon volume di iniziative efficaci;
  • ricoprire più ruoli
  • Ottima resistenza allo sprint
  • Produrre rapide accelerazioni e cambi di direzione
  • Buona resistenza specifica
  • Buona forza esplosiva
  • Ottimo temperamento agonistico
  • Forte Personalità

La mia riflessione, figlia di 30 anni di esperienza quale educatore, formatore e allenatore nel Mondo del rugby è che ci sia più concentrazione nell’elencare caratteristiche o requisiti da andare in “giro” per il mondo a cercare quale prodotto finito piuttosto che affrontare l’argomento quale approccio scientifico e programmatico nella formazione e sviluppo del materiale umano a disposizione (la problematica dei vivai e loro sviluppo e l’interrogativo del perché non produciamo più campioni autoctoni credo sia ancor più profonda per lo sport nazionale degli italiani). Aggiungerei guardando bene in casa nostra, per qualsiasi disciplina sportiva, che l’incidenza dell’ambiente culturale e sociale diventa elemento fondamentale nella analisi delle diverse capacità atletiche strettamente legate all’appartenenza etnica.

https://www.fitnesstrend.com/lanalfabetismo-motorio-di-bambini-e-adolescenti-italiani

http://www.osservatoriosocialis.it/wp-content/uploads/2014/12/Gli-italiani-lo-sport-e-i-valori-sociali.pdf?x41909

In conclusione, la predominanza di una particolare etnia in una qualche disciplina è:

  • un fenomeno storico
  • differenze fisiche
  • motivazioni sociali

Se osserviamo il medagliere di Londra 2012, al primo posto non vi è un paese africano, né occidentale, ma il paese con il maggior sviluppo economico del mondo e che fino a poco edizioni fa vinceva pochissimo: nel 1988 era all’undicesimo posto del medagliere, nel 2000 era al terzo, oggi è al primo. Tenetelo a mente, quando uscirà il primo articolo sulla predisposizione genetica dei cinesi per i tuffi.

 

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